Ecosostenibile

domenica 4 dicembre 2016

Riforma Rurale


Non si può fare agricoltura per norma
ma per coscienza
e questa deriva dalla conoscenza
delle regole delle “cose” della Natura ....

Sei d'accordo che l'odierna normativa, dalla PAC (Politica Agricola Comunitaria) ai PSR (Piani di Sviluppo Rurale) siano da rivedere e da riconsiderare?
Dicci il tuo parere!

sabato 3 dicembre 2016

La Sovranità Alimentare

Vedi nel sito
La sovranità alimentare (la locuzione fu coniata da membri di Via Campesina nel 1996) venne enunciata alla conferenza internazionale della coalizione svoltasi a Tlaxcala (Messico), per poi essere proposta in modo ufficiale durante il Forum parallelo al World Food Summit della FAO a Roma, nel novembre dello stesso anno. Per sovranità alimentare si intende “il diritto dei popoli, delle comunità e dei Paesi di definire le proprie politiche agricole, del lavoro, della pesca, del cibo e della terra che siano appropriate sul piano ecologico, sociale, economico e culturale alla loro realtà unica. Esso comprende il vero diritto al cibo e a produrre cibo, il che significa che tutti hanno il diritto a un cibo sano, nutriente e culturalmente appropriato, alle risorse per produrlo e alla capacità di mantenere se stessi e le loro società”.
Questa definizione viene ripresa nel 2007 dalla dichiarazione di Nyéléni (villaggio nel comune di Sélingué, Mali) a conclusione del forum sulla sovranità alimentare; fu così definita: “la sovranità alimentare è il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, prodotti in forma sostenibile ed ecologica, ed anche il diritto di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo”.
In economia è una politica che implica il controllo politico necessario ad un popolo nell'ambito della produzione e del consumo degli alimenti. Secondo i sostenitori della sovranità alimentare, i Paesi devono poter definire una propria politica agricola ed alimentare in base alle proprie necessità, rapportandosi alle organizzazioni degli agricoltori e dei consumatori.
In Italia esiste una rete per la salvaguardia della Sovranità Alimentare: il CISA (Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare)
Il Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare è una rete di oltre 270 associazioni di categoria, organizzazioni non governative, sindacati, associazioni e movimenti sociali ed ambientalisti che hanno deciso di unirsi in una piattaforma italiana per sostenere la Sovranità Alimentare e tutte le questioni ad essa collegate. Per affermare tale principio, si propone e sostiene un modello agricolo sostenibile e di scala familiare, a tutela dell’ambiente ma anche e soprattutto degli equilibri sociali propri di ogni comunità.
Il Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare si è costituito in occasione del Forum Speciale della FAO nell’ambito della 32° sessione del Comitato per la Sicurezza Alimentare Mondiale nel novembre 2006, per rispondere alla richiesta di mobilitazione del Comitato Internazionale di Pianificazione (IPC), comitato riconosciuto quale garante del processo di consultazione della società civile presso la FAO. Durante il suddetto forum l’agenzia delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura ha valutato l’andamento delle azioni e degli impegni presi per raggiungere il dimezzamento della fame nel mondo e le organizzazioni della società civile hanno proclamato con un’unica voce lo slogan “Vincere la fame si deve!”.
Le organizzazioni membra del Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare seguono con attenzione i grandi appuntamenti internazionali sui temi agricoli, sulla sicurezza alimentare e sulle risposte alla crisi alimentare globale; elaborano analisi e proposte, basandosi sull’esperienza e su una stretta collaborazione con le associazioni di piccoli produttori sparse in tutto il mondo.
Ma la Sovranità Alimentare non può essere rivendicata e raggiunta senza una revisione del nostro modo di intendere il rapporto tra Uomo e Territorio; senza rivedere il senso più profondo del ruolo dell’Uomo nell’uso dei beni della Terra e senza la convinzione piena che tutto il modello rurale degli ultimi 60 anni vada revisionato nella direzione di una nuova visione umanistica dell’agricoltura e dell’alimentazione.
La Sovranità alimentare non può essere poi raggiunta se non si riscrivono alcuni principi etici senza i quali i prodotti agroalimentari, i loro derivati ed il sistema agroalimentare, vengono visti sempre e solo come merci e sistemi di scambio mercantile.
Il rapporto tra Uomo e Territorio è qualcosa di molto più profondo, dove l’interferenza con i sistemi ecologici ed i sistemi umani collegati, senza una Politica Umanistica, può comportare enormi squilibri sociali ed ecologici.
Per questo motivo al centro della sovranità alimentare ci sono le persone e non le politiche, i mercati o le imprese: contadini, pescatori, popoli indigeni, popoli senza terra, lavoratori rurali, migranti, allevatori nomadi, comunità che vivono nelle foreste, donne, uomini, giovani, consumatori, movimenti ecologisti, organizzazioni sociali.
Riprendendo uno dei principi fondamentali della Enciclica di Papa Francesco: la Laudato sì, è necessario riscrivere i trattati sull’agricoltura (a partire dal Trattato di Roma del 1957) nella direzione di una Ecologia Integrale senza la quale rischiamo di impoverire miseramente ed irreversibilmente Uomo e Pianeta.
La sovranità alimentare, lungi dall’essere una moda o qualcosa di nostalgico è l’unico e vero criterio per la salvaguardia dei Popoli, delle loro identità, dei rapporti di giustizia tra gli stessi e di politiche realmente collegate alla capacità ecologica del Pianeta, nel rispetto delle tipicità e tradizioni locali.
L’ipotesi riduzionista del Libero Mercato (senza gradi di Libertà)* e di una concorrenza dei sistemi ecologici (qual è l’agricoltura con i suoi prodotti e l’apporto del lavoro umano) va totalmente riconsiderata in un modello economico ed ecologico di prossimità (vedi: La Prossimità) dove i processi ed i sistemi siano prossimi e consequenziali e dove la globalizzazione venga filtrata dall’unico sistema percorribile in esso: appunto la Prossimità. La Sovranità Alimentare è una delle applicazioni delle Politiche di Prossimità. Queste Politiche non sono contrarie alla globalizzazione, anzi la regolamentano, la filtrano, la strutturano con un modello molto simile a quello dei corpi: da quelli microscopici a quelli più macroscopici fino al corpo sociale.
Non sappiamo se abbiamo molto o poco tempo per affrontare e risolvere questi temi ma sicuramente dobbiamo rivestirci di quella sana inquietudine che ci ponga nelle condizioni di essere nuovamente attori della Storia o se preferite nuovamente Sovrani.
Senza questo atteggiamento nessuna sovranità è possibile tantomeno la Sovranità Alimentare.

Guido Bissanti

* i Gradi di libertà nella meccanica quantistica rappresentano le condizioni necessarie in cui le particelle elementari possono trovarsi o muovere.

La Deriva dell'Agricoltura

Vedi nel Sito
I dati e le informazione derivanti da ricerche storiche ed archeologiche farebbero risalire l’agricoltura a 11.000 anni fa (secondo altri studiosi addirittura a 23.000 anni). Comunque sia un periodo molto breve se paragonato alla presenza dell’Uomo sulla terra ed all’età del nostro Pianeta. Con la nascita dell’agricoltura, possiamo affermare che sia nata la civiltà umana. I primi villaggi e le aggregazioni umane e sociali prendono forma parallelamente allo sviluppo dell’agricoltura.
L’evoluzione e la Scienza Agricola hanno seguito in questo periodo un percorso graduale, fatto di osservazioni, valutazioni, insegnamenti, esperienza. Questa esperienza aveva formato quel grande libro della Tradizione Agricola (spesso non scritto) che era quella Scienza (con la S maiuscola) che si tramandava spesso da padre in figlio. Una Scienza a Misura dell’Uomo e del Territorio.
Questa Scienza si è evoluta anche grazie alla grande sapienza di alcuni studiosi del settore: pensiamo a Catone, Columella, Varrone, Palladio e all’opera naturalistica di Plinio il Vecchio. Nell'alto Medioevo i compendi classici vennero rielaborati: ne è un esempio il De agris di Isidoro di Siviglia. Nel tardo Medioevo ebbero grande diffusione il Libro di agricoltura di Ibn-el-Awwam (XII sec.) e il Ruralium commodorum libri di Pier de Crescenzi (fine XIII sec.) e così via fino al grande sviluppo dei trattati dell’ottocento e soprattutto del novecento.
Ma questa Scienza è stata in tutto questo periodo il compendio dell’osservazione del grande Libro della Natura. Un libro complesso e semplice nello stesso momento; fatto di regole e principi. Fatto soprattutto di Sapienza.
Quando però nell’epoca moderna l’Uomo ha pensato di poter governare questi principi e queste regole con un altro teorema del sapere (un sapere piccolo e riduzionista) il mondo agricolo ha conosciuto una involuzione che negli ultimi decenni ha manifestato tutta la sua incongruenza.
Questo fenomeno nasce in concomitanza con la rivoluzione industriale (1760-1780 al 1830), di cui ne è nel contempo causa ed effetto, e trova nella meccanica e nella chimica una nuova frontiera di conquista; va citata a tal proposito: “The teaching of agricultural chemistry” redatto, nel 1924, da una Commissione di esperti della Divisione Didattica dell’American Chemical Society e pubblicato in uno dei primi fascicoli del Journal of Chemical Education.
Fino agli anni ’50 del secolo scorso il contadino usava come fertilizzante il letame, ed altri prodotti naturali, perfettamente biodegradabili e ricchissimi di principi attivi nutrienti per le varie coltivazioni e l'inquinamento del suolo era pressoché sconosciuto. Poi vennero i fertilizzanti chimici, insetticidi, pesticidi, erbicidi a base di composti organici fosforati, efficaci per “eliminare” parassiti ed erbacce, ma inquinanti per l'ambiente, il suolo, gli animali e l'uomo. Da quel momento il proliferare della chimica e dei principi attivi si è fatto sempre più energico, compromettendo il delicato equilibrio energetico tra suolo, falde, flora, fauna ed atmosfera.
Per semplificare notevolmente il concetto si può affermare che la chimica interferisce sulla termodinamica dei sistemi naturali (ecologia) alterandone cicli e funzioni, valori quantitativi e qualitativi.
L’effetto principale della chimica in agricoltura è (contrariamente a quello che si pensa) quello di diminuire il rendimento energetico del Sistema Agricolo (che è sempre e comunque un Sistema Ecologico) spostandolo verso modelli più semplificati ed instabili.
L’uso poi dei prodotti e dei fertilizzanti di sintesi (congiunto alla diminuzione degli apporti di sostanza organica di provenienza animale) sta portando ad una degenerazione globale del sistema suolo originando una destrutturazione degli stessi con la proliferazione di quelle microfrane che stanno alla base del grande dissesto idrogeologico.
Nel 1997, nel Convegno Internazionale: “I Fitofarmaci”, chi tutela il consumatore e l’ambiente?, presso il centro di cultura Scientifica Ettore Maiorana di Erice (TP), da me presieduto, di fronte ai raccapriccianti dati delle malformazioni, delle malattie (soprattutto dei bambini) e della mortalità legata all’uso dei fitofarmaci, scese un velo pietoso e le Multinazionali, produttrici dei fitofarmaci, si affrettarono ad affermare che si trattava di dati esagerati (dati del Ministero dell’Ambiente) ed inconsistenti.
Da quel giorno i fondi per la Ricerca nella Lotta Biologica furono drasticamente tagliati fino praticamente a scomparire (personalmente sono dovuto “fuggire” dall’Istituto di Ricerca dove lavoravo) e l’unica ricerca esistente è quella delle Multinazionali (fitofarmaci ieri ed oggi, OGM oggi e domani). Per di più molti agricoltori e tecnici (mi spiace dirlo) sono convinti che la chimica (e gli OGM tra poco) siano i veri fattori dell’aumento delle produzioni agricole (è una bufala dimostrabile). Solo che questa Ricerca non viene finanziata ed i pochi lavori realizzati vengono tenuti (ad arte) nell’ombra. Oggi però né la Politica Nazionale né quella Europea vede in questo un limite e un pericolo immane.
Il fallimento degli OGM negli USA, con la proliferazione di nuove specie resistenti viene tenuto sottobanco e questo non fa che aggravare la Conoscenza e la Profondità della questione; persino l’autorevole New York Times, riporta come alcune "erbacce" resistenti al glifosato si sono sviluppate in 22 stati USA; poi tutto è stato riportato “sapientemente” a tacere.
Guarda caso l'USDA (United States Department of Agriculture), dal 2008 non pubblica più le statistiche sull'uso dei pesticidi; meglio non sapere...
Potrei continuare all’infinito questo bollettino della “Censura del Sapere”.
L’aumento delle malattie e delle malformazioni per effetti diretti ed indiretti (dovuti anche alla biomagnificazione) stanno causando un inquinamento chimico ed organico e la necessità di una Spesa Pubblica per la Sanità (sempre gestita dai Grandi Interessi) senza precedenti.
La diminuzione della biodiversità, delle varietà coltivate, dell’agricoltura naturale, degli insetti utili (tra tutti i pronubi), l’avanzare della desertificazione, ecc. ci stanno portando ad una deriva senza precedenti, eppure i Governi centrali (figli degenerati dei Grandi Poteri Economici) si occupano solo di PIL ed Indici Finanziari, conducendo il Pianeta in rotta di collisione.
L’agricoltura, i rari piani di sviluppo e quasi tutti i progetti e bandi europei parlano di mercato, produttività, concorrenzialità, ecc. senza comprendere che si stanno incrinando i due fattori principali del Pianeta, senza i quali nulla ha più senso: l’Uomo e l’Ecosistema.
Ci corre l’obbligo di porre rimedio a tutto questo prima che tutto questo ponga rimedio alla specie umana e al nostro pianeta.

Guido Bissanti